Prefazione
“Ciò che non mi distrugge mi rende più forte”. L’affermazione del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche sintetizza in maniera semplificata il concetto di ormesi. Per ormési, dal greco ormao (stimolare), si intende una reazione dose/risposta caratterizzata da un effetto bifasico: a basse dosi l’azione esercitata è stimolante, ad alte dosi è inibente. L’ormesi può essere considerata, quindi, una funzione adattativa caratterizzata da una risposta bifasica dose-dipendente, che si manifesta come conseguenza dell’esposizione a un range molto ampio di stimoli. Gli effetti benefici osservati a basse dosi includono un aumentato fattore di crescita, una maggior fertilità o una migliore resistenza allo stress. Un esempio di questo concetto si evidenzia già in Ippocrate (il padre della Medicina) che osserva come, in piccolissime dosi, l’Elleborous niger (rosa di Natale), pianta capace di determinare una dissenteria simile al colera, può curare proprio il colera.
Riguardo ad ormesi ed esercizio fisico, se si misurano i markers infiammatori di una persona che ha appena terminato di praticare un intenso allenamento fisico, si osserverà che sono elevati e che lo stress ossidativo è evidente. Anche il cortisolo (l’ormone dello stress) sarà molto probabilmente elevato. I muscoli soffriranno di microtraumi, soggettivamente la persona in questione sarà esausta, verosimilmente incapace di fare altro se non riposarsi, dormire, mangiare e bere. Una volta soddisfatte queste necessità, però, il nostro sportivo risulterà più forte, più resistente contro futuri stress nei giorni seguenti. I markers infiammatori in questo caso rappresentano un segnale inviato ai muscoli per autoripararsi e divenire più forti di prima. Valutando un singolo allenamento, perciò, esso appare stressante dal punto di vista ossidativo, mentre un regolare esercizio fisico abbassa lo stesso stress ossidativo. In altre parole, l’agente stressogeno resta, ma cambia l’abilità dell’organismo di rispondere ad esso. Lo stress fisiologico derivante dall’esercizio fisico, quindi, ha un punto ottimale (dove si sperimentano sviluppo nella forza muscolare e miglioramento nella salute cardiovascolare) di là del quale si sperimentano effetti negativi (logoramento delle cartilagini nelle articolazioni che può portare, ad esempio, all’artrite).
Scopo di questo contributo è analizzare le molteplici relazioni bidirezionali tra Sport e Allenamento, indagando sia il legame che il Settore Sportivo ha nei confronti di quello della Medicina, sia gli aspetti morfofunzionali dell’atleta, passando per le principali tecniche dell’allenamento funzionale soffermandosi, altresì, sull’ambito fisiologico e nutrizionale, per poi concludere con l’analisi delle principali tecnologie e strumenti di valutazione della didattica sportiva in ambito scolastico e con un approfondimento inerente il binomio Sport e Disabilità.
La responsabilità di quanto esposto nel presente lavoro è da attribuire agli Autori.
Stefania D’Angelo
Indice
Prefazione
I – Sport & Medicina
II – Allenamento Funzionale negli Sport di Squadra
III – Allenamento Funzionale negli Sport Individuali
IV – Azione dell’Allenamento sul Metabolismo
V – Effetti della Nutrizione sull’Allenamento
VI – Nuove Tecnologie e Valutazione dell’Attività Sportiva nei Sistemi Scolastici
VII – Sport & Disabilità